Il termine colposcopia deriva dal greco kolpos (vagina) e skopeo (osservazione). Si tratta di un' indagine diagnostica di II° livello che consiste nel visionare a forte ingrandimento i genitali femminili (vulva, perineo, vagina, cervice uterina) servendosi di un particolare microscopio: il colposcopio. L'esame è indolore, non è invasivo né traumatico, non serve anestesia ed il tempo impiegato è quello di una visita ginecologica: 10, 15 minuti. Durante l'esame si utilizzano delle soluzioni come l'acido acetico e la soluzione di lugol che a contatto con le mucose genitali evidenziano al meglio eventuali lesioni. L'esame,inoltre, può tranquillamente essere prescritto in gravidanza. Il fine di questo esame è quello di effettuare una diagnosi precisa delle patologie del tratto genitale inferiore per eseguire una adeguata scelta terapeutica.
La vulvoscopia consiste in una "colposcopia" dei genitali esterni. Tale ispezione è parte integrante dell'esame colposcopico e ne condivide indicazioni ed utilità.
La penoscopia, peniscopia o episcopia è anch'essa una indagine effettuabile con il colposcopio. Consiste nella osservazione dei genitali maschili e trova la sua indicazione soprattutto nel caso di malattie sessualmente trasmesse o M.T.S come Herpes genitalis, Condilomi o infezione da HPV, Mollusco contagioso ecc. Questo consentirà un' eradicazione completa della patologia infettiva di coppia.

 

Indicazioni all'esame colposcopico

 
  • Pap test anomalo
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  • Guida visiva per effettuare prelievi bioptici  (biopsie mirate) e terapie (fisiche mirate) in pazienti con anomalie al pap test (localizzazione di lesioni non svelate durante l'esame clinico)
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  • Guida all'approccio diagnostico-terapeutico nelle pazienti con CIN
 
  • Accertamento diagnostico in pazienti sintomatiche o asintomatiche, quale completamento dell'esame ginecologico che ha indicato un sospetto clinico di lesioni su portio, vagina e vulva
 
  • Diagnostica ed eventuale terapia mirata delle malattie virali   ( condilomi ) e sessualmente trasmesse
 
  • Controllo nel tempo delle terapie fisiche e mediche delle vie genitali inferiori
 
  • Monitorizzazione delle pazienti a rischio
 
  • Controllo delle alterazioni citologiche in gravidanza
 
  • Perdite ematiche postcoitali
 
  • Valutazione di lesioni conseguenti ad abusi sessuali
 
  • Controllo di pazienti con anamnesi di esposizione ad DES
 
  • Immunodepressione da patologie o farmaci

 

 

La colposcopia può dare diversi risultati:

  • negativi: l'aspetto del collo dell'utero è normale, oppure si presenta infiammato o evidenzia carenze ormonali; in ogni caso non indica la presenza di lesioni cancerose o precancerose → ripetere il pap-test dopo il lasso di tempo concordato con lo specialista, oppure intraprendere una terapia farmacologica adeguata in caso di infiammazione o carenza ormonale
  • positivi (colposcopia anormale) → è necessario effettuare una piccola biopsia sulle aree che presentano le alterazioni più significative, in modo da appurarne il significato e giungere ad una diagnosi precisa

La biopsia cervicale consiste nel prelievo di frammenti di tessuto dalle aree anomale evidenziate dalla colposcopia. Questi campioni bioptici, prelevati mediante l'utilizzo di piccole pinze, generalmente senza anestesia e senza causare dolore alla paziente, vengono quindi inviati al laboratorio per l'analisi istologica.

Similmente alla colposcopia, la biopsia può dare esito:

  • negativo: non si riscontrano lesioni → considerata la discordanza con gli esami precedenti, si suggeriscono successivi controlli attraverso il pap test ed eventualmente la colposcopia, per assicurarsi che il collo dell'utero sia effettivamente sano
  • presenza di condiloma: questo risultato indica la presenza di un'infezione virale del collo dell'utero attribuibile al Papilloma Virus (HPV), spesso associata a displasia lieve o CIN1 (vedi in seguito); specialmente nelle donne giovani, l'infezione regredisce spontaneamente in una percentuale molto alta di casi senza causare danni → è possibile optare per il controllo periodico con pap test ed eventuale colposcopia oppure scegliere la terapia chirurgica mini-invasiva con cui si elimina o si asporta l'area anormale visualizzata dalla colposcopia
  • presenza di displasia cervicale o CIN (Cervical Intraepithelial Neoplasia, neoplasia intraepiteliale cervicale): il termine displasia indica la presenza di anomalie precancerose di vario grado nella struttura del collo dell'utero; la gravità della displasia, quindi la possibilità che la lesione precancerosa preceda lo sviluppo del cancro, viene così quantificata:

    • displasia lieve, o CIN I → l'alterazione riguarda solo il terzo inferiore dello spessore delle cellule che rivestono il collo dell'utero → spesso rimane invariata nel tempo e può regredire spontaneamente → condotta conservativa e di attesa, monitoraggio periodico senza intervento terapeutico;
    • displasia moderata, o CIN II → l'alterazione riguarda la metà dello spessore delle cellule che rivestono il collo dell'utero → se non curata, può più frequentemente persistere o evolvere verso il carcinoma → necessità di intervento terapeutico con asportazione della lesione displastica;
    • displasia grave, e/o carcinoma "in situ" o CIN III → l'alterazione riguarda tutto lo spessore delle cellule che rivestono il collo dell'utero, ma non la membrana basale → se non curata, può frequentemente persistere o evolvere verso il carcinoma → necessità di intervento terapeutico con asportazione della lesione displastica

Se il medico lo reputa necessario, CIN I richiede generalmente trattamenti distruttivi (diatermocoagulazione, crioterapia, termocoagulazione, laservaporizzazione → l'area anormale viene eliminata con l'ausilio del calore o del freddo → il tessuto viene distrutto e non è possibile eseguirne l'esame istologico). Nelle CIN II e CIN III si preferiscono in genere le tecniche ablative o escissionali (biopsia conica o conizzazione → asportazione di un piccolo cono di tessuto dal collo dell'utero mediante anse elettriche, laser o bisturi → sul campione viene eseguito l'esame istologico).