PRINCIPALI TUMORI GINECOLOGICI

 

TUMORI DELL'OVAIO

Sono poco frequenti, ma rappresentano la prima causa di morte nella sfera genitale femminile.
Di solito insorgono verso sesta-settima decade di vita 
La maggior parte dei tumori dell’ovaio (80%-90%) sono di tipo ‘epiteliale’ perché originano dall’epitelio di rivestimento dell’ovaio e insorgono più frequentemente nelle donne in menopausa
Nel 20% dei casi sono invece definiti ‘germinali’ (cioè dalle cellule germinali) ed insorgono in giovani donne, specie tra i 20 e i 30 anni

 

Fattori di rischio
 Nulliparità
 Infertilità
 Familiarità
 Menopausa tardiva
 Menarca precoce

 

Epidemiologia
E’ più frequente nei paesi industrializzati, con la sola eccezione del Giappone. 
In Europa la frequenza è massima nel paesi scandinavi, mentre risulta bassa in Spagna e Portogallo.

 

I sintomi
Sono di solito tardivi e poco specifici (distensione, dolori addominali, inappetenza, astenia, dimagrimento), per lo più riferibili alla presenza di ascite, ingrandimento della massa tumorale, compressione sugli organi addominali e/o presenza di metastasi.

 

Prevenzione e Diagnosi

Al momento attuale le possibilità di prevenire e/o di effettuare una diagnosi precoce dei tumori dell'ovaio sono molto ridotte. La causa di questa difficoltà sta nella capacità dei tumori ovarici di potersi sviluppare e crescere all’interno dell’addome senza dare alcun segno o sintomo d’allarme. Di fatto, circa il 70%-80% dei cancri ovarici è diagnosticato in fase già molto avanzata.
L’utilizzo di procedure diagnostiche (come l'ecografia pelvica con sonda transvaginale ed eventuale flussimetria con color Doppler), associate al dosaggio di markers tumorali (specie il CA 125), può agevolare la formulazione diagnostica, ma non sono ancora considerati di routine per lo screening del cancro ovario (specie nelle donne in post-menopausa).

In via generale, qualunque massa ovarica in postmenopausa (così come in fase prepuberale) necessita di attenta valutazione diagnostica: visita ginecologica, ecografia pelvica, markers tumorali e ,a giudizio dello specialista, anche immediato videat chirurgico.


La terapia
La terapia è chirurgica (asportazione di utero, ovaia, omento, appendice, linfonodi e quant’altro coinvolto dal tumore), di solito seguita dalla chemioterapia. In alcuni casi, quando il tumore è molto avanzato, è preferibile iniziare con un trattamento chemioterapico, poi intervenire chirurgicamente (interval surgery) ed infine continuare con altra chemioterapia.
I tumori dell’ovaio di tipo ‘germinale’, che colpiscono donne giovani, sono molto più curabili con chirurgia e chemioterapia, mentre per quelli ‘epiteliali’ il successo del trattamento dipende dallo stadio in cui iniziano ad essere curati.

 


 TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO (CERVICE UTERINA)

E’ considerato il prototipo di tumore prevenibile in virtù del periodo pre-canceroso che è prolungato nel tempo, identificabile ed aggredibile con efficaci mezzi terapeutici. È il primo tumore in cui sia identificata in modo incontestabile la causa virale (HPV). Ha due picchi di maggiore incidenza: uno tra 30-35 anni, ad un altro (meno evidente) intorno ai 60 anni.   3.500 nuovi casi all’anno registrati nel nostro Paese, circa 450.000 in tutto il mondo.

 

Fattori di rischio

L’HPV (Human Papilloma virus), in particolare quelli definiti ad “alto-rischio”, sono la causa principale di questo cancro. Non c’è, infatti, la possibilità di insorgenza del tumore senza la presenza e l’azione trasformante del virus. Dopo il contatto col virus può svilupparsi una malattia pre-cancerosa (definita come HSIL, High-grade Squamous Intraepithelial Neoplasia) che successivamente può trasformarsi in carcinoma. E’ pur vero, tuttavia, che la maggior parte degli HPV sono innocui sotto il profilo oncologico e che comunque solo una parte minoritaria di essi causa il cancro del collo dell’utero. Comunque sia, Pap-test e coloposcopia sono in grado di riconoscere le lesioni pre-cancerose (HSIL) in modo tale da poterle efficacemente trattare. Questo è il motivo per cui mentre l’infezione da HPV è estremamente diffusa in tutto il mondo, il cancro della cervice è di fatto una malattia rara. Elevato numero di partner sessuali, con conseguente aumento della probabilità di contrarre l’HPV, Basso livello socio-economico, Multiparità, Fumo di sigaretta.

 

Come si previene
La diagnosi precoce è possibile grazie a d alcune procedure:
 il Pap-test: esame delle cellule che desquamano dal collo dell’utero.
 la colposcopia: visione ad ingrandimento del collo dell’utero con individuazione dell’area più sospetta ove praticare una biopsia (asportazione di un frammento di collo dell’utero per essere analizzata con l’esame istologico)
 Terapia delle lesioni pre-cancerose identificate mediante Pap-test e biopsia

 

I sintomi

Il sanguinamento vaginale è il sintomo più importante: può essere post-coitale, o intermestruale o del tutto inaspettato (come in menopausa).
In caso di malattia avanzata  può essere presente dolore pelvico (irradiato agli arti inferiori), accompagnato da secrezioni maleodoranti.

 

La diagnosi precoce

 Pap-test dall’inizio dell’attività sessuale 
Dopo la prima volta va ripetuto a distanza di un anno, quindi ogni 2 o3 anni.
Gli esami più importanti

Il pap test (o esame citologico)
E’ un prelievo semplice e indolore, effettuato in pochi minuti, che permette di individuare precocemente lesioni del collo dell'utero. Con una piccola spatola vengono prelevate le cellule desquamate dal collo dell'utero, strisciate su di un vetrino ed analizzate.
La colposcopia
E’ un esame che, mediante un sistema di ingrandimento ottico e di applicazione di alcune sostanze, ha lo scopo di individuare aree sospette da sottoporre a biopsia.
Deve essere sempre eseguita in caso di Pap-test anomalo.

 

La terapia

 Il trattamento del cancro del collo dell’utero è correlato all’estensione della malattia: isterectomia radicale nelle forme iniziali, eventualmente seguita da radioterapia se presenti fattori di rischio (metastasi nei linfonodi); 
chemioterapia (con/senza radioterapia) seguita da isterectomia radicale nelle lesioni più avanzate; 
chemio-radioterapia definitiva in quelle ancor più estese.

 

 

 

 I TUMORI DELL'ENDOMETRIO (TUMORI DEL CORPO DELL'UTERO)

 E’ il tumore maligno più comune della sfera genitale femminile.
 Sono frequenti nella menopausa, mentre non oltre il 15-20% insorge in età più precoce.
 Sono identificati due tipi di tumori dell’endometrio: quelli nel cui sviluppo è ben stabilito il ruolo degli estrogeni (Tipo I, estrogeno-dipendenti), e quelli non legati alla presenza ed all’azione degli estrogeni (Tipo II, estrogeno-indipendente).
 A differenza del tumore dell'ovaio, la sintomatologia permette una diagnosi tempestiva, perché il tumore dell'endometrio dà luogo a perdite ematiche in menopausa che devono sempre mettere in allarme sia la paziente che il medico.
 Nella maggioranza dei casi (circa 70%) sono diagnosticati in fase iniziale.

 

Epidemiologia

 Sono i tumori più frequenti dell'apparato genitale femminile
 Ogni anno in Italia si registrano 5.000-6.000 nuovi casi. La maggior incidenza è a carico soprattutto dei paesi occidentali, ed in particolar modo in quelli ad elevato tenore industriale.

 

Sintomatologia
 Si manifesta in oltre il 90% con sanguinamento vaginale in menopausa. Queste, anche se di minima entità e/o con carattere transitorio, devono imporre un’immediata valutazione ginecologica. Per contro, ovviamente, la maggior parte dei sanguinamenti in menopausa sono l’espressione di fenomeni fisiologici (atrofia endometriale) o patologie benigne (polipi, iperplasia semplice).

 

Diagnosi

 Ecografia transvaginale (con eventuale instillazione fluida endouterina, sonoisterografia): è un’utile procedura di I livello per selezionare le donne da sottoporre ad ulteriori indagini più approfondite. Infatti, uno spessore endometriale in menopausa superiore a 5 mm necessita ulteriori indagini. Più controversa, invece, la valutazione dello spessore endometriale nelle donne che praticano terapia sostitutiva e, soprattutto, in quelle che utilizzano il Tamoxifene.
 Isteroscopia, cioè procedura strumentale con la quale si visualizza la cavità endometriale, con possibilità di prelievi bioptici nelle aree più sospette sotto controllo visivo. 
Esame della cavità uterina (altrimenti definito “raschiamento o revisione endouterina”), consiste nell’asportazione in narcosi dell’endometrio. In molti Centri questa metodica è stata sostitutita dall’Isteroscopia. 
prelievi endometriali per esami citologici ed istologici: se effettuati alla cieca (cioè non durante l’isteroscopia) possono essere poco attendibili.

 

Fattori di rischio
 Obesità 
Menarca precoce e menopausa tardiva (aumento di esposizione agli estrogeni)
 Infertilità - Nulliparità
 Diabete mellito
 Terapia con Tamoxifene

 

Prevenzione
 Non è possibile come per il collo dell'utero, perché si sviluppa in una struttura anatomica (cioè l’endometrio) poco accessibile e valutabile.
 Le metodiche diagnostiche, pur essendo affidabili, non possono essere utilizzate come test di screening, cioè di prevenzione su larga scala.
 La principale possibilità di prevenzione consiste nell'educare il pubblico femminile a non trascurare i sanguinamenti atipici

 

La terapia
 nell'85% dei casi può essere curato chirurgicamente mediante l’isterectomia totale ed annessectomia bilaterale (asportazione di utero ed ovaie). 
per il restante 15% è necessaria un’integrazione terapeutica da valutare di volta in volta.